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Meggiorini e Gattuso, uomini veri

Probabilmente lo avete già sentito ma vale la pena raccontarlo ancora una volta. Il giocatore del Chievo, Riccardo Meggiorini e l’allenatore del Pisa, Gennaro Gattuso, si sono resi protagonisti di due storie che andrebbero raccontate nello spogliatoio a tutti i ragazzi.

Il primo ha salvato una ragazza che stava per essere violentata sotto casa sua. Comodamente sdraiato davanti alla tv, ha sentito delle grida per strada. Non ci ha pensato due volte e ha fatto quello che molti di noi non avrebbero fatto. E’ sceso per strada affrontando i due giovani che stavano molestando la ragazza. Meggiorini non è famosissimo. Pensate che quando é arrivata la polizia non l’ha nemmeno riconosciuto. Ma è un uomo vero. Nato e cresciuto in oratorio. Quando lo hanno riempito di interviste per questo gesto di coraggio lui ha detto: <non ho fatto nulla di particolare. A comportarmi così l’ho imparato in oratorio>. Non serve aggiungere alcun commento.

Gattuso, invece, è andato davanti alle telecamere alla fine di una partita del suo Pisa e ne ha cantate quattro al suo presidente e ai dirigenti. Ha detto davanti ai microfoni che non pagano lo stipendio ai giocatori da tempo, soprattutto, ha detto che al Pisa c’è gente come i magazzinieri o i ragazzi che lavorano in segreteria che <tengono famiglia>, sono senza contratto e pagati a <spizzichi ogni tanto> come fosse elemosina. E ha concluso <io non posso chiudere gli occhi di fronte a certe cose. Non é giusto per quelle persone. Il mio presidente non entrerà mai più nello spogliatoio sino a quando non metterà a posto la posizione di queste persone> (intervista visibile su youtube). Quanti allenatori avrebbero fatto lo stesso sapendo di rischiare la panchina? Uomo vero, senza se e senza ma.

Ve ne racconto un’altra. Tempo fa ho conosciuto Andrea Ranocchia per un impegno educativo che lui porta avanti nella “sua” Umbria. Vado allo stadio con due giovani di Csi per il Mondo che erano state in Camerun. Provo a contattare (senza fortuna) Ranocchia per vedere se per caso era possibile incontrale a fine partita. Non si riesce, pazienza. Il giorno dopo, però, Andrea mi contatta e mi chiede di richiamare al telefono queste ragazze per farsi raccontare la storia che hanno vissuto, perchè mi dice <un giovane che fa una cosa così è sicuramente più campione di me>.

Sono solo esempi, ma importanti. Quando i campioni sono uomini o donne vere, diventano uno dei più grandi acceleratori educativi per i ragazzi e per i giovani. Un esempio positivo testimoniato da un campione passa nella testa e nel cuore dei ragazzi ad altissima velocità. Abbiamo bisogno di questi campioni veri, di stringere con loro una forte alleanza educativa. Abbiamo bisogno di chiedergli di metterci la faccia, di stare sempre più tra i ragazzi.

Abbiamo bisogno del loro aiuto per far esplodere sino in fondo le potenzialità educative dello sport.

Ad esempio, martedì 11 ottobre presenteremo la stagione sportiva del Csi in un modo meraviglioso: oratorio di periferia, partita di bambini, sulle due panchine Trapattoni e Mondonico a guidare i ragazzi. Il titolo di questa atipica conferenza stampa? "Guardateli giocare, non abbiamo nulla da aggiungere!" Bello vero?


Massimo Achini

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