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Quando un 15enne insegna il fair play nel calcio

L’arbitro è rimasto colpito da questo gesto e ne ha dato la giusta eco

“Non vedo perché debba fare un gesto di fair play contro una squadra che negli ultimi 25 minuti stava perdendo tempo azione su azione. Se siamo sportivi, siamo sportivi tutti e due, altrimenti ognuno fa il proprio gioco”. 

Così l’allenatore del Napoli, Maurizio Sarri, si è giustificato qualche giorno fa dopo la partita di ritorno di Coppa Italia contro la Juventus, con una logica quantomeno discutibile, se di fair play vogliamo parlare. E mentre le due squadre e i tifosi sui social discutono ancora se Ghoulam dovesse o meno restituire la palla ai bianconeri dopo l’infortunio di Cuadrado, forse vale la pena guardare altrove, per trovare quello che si chiama sportività. Magari a un torneo di 15enni nel milanese, dove la sportività ha vinto sul campo di calcio. Tanto che l’arbitro ha voluto segnalare l’accaduto perché si desse rilievo, una volta tanto, al buon calcio e al sano spirito di competizione.

Qualche giorno fa il presidente della società sportiva Gso di Arese si è visto recapitare una nota dal presidente del gruppo arbitri calcio del Csi che segnalava e celebrava un bell’episodio, semplice ma efficace, che ha segnato una partita della Coppa Plus Allievi. La nota riportava una mail di un arbitro: “Ho deciso di scriverti – si legge – per segnalare un episodio di Fair Play che mi è capitato questa sera durante la partita Don Bosco Arese vs Virtus Bovisio 2001 (terminata 4-1) valevole per la 1a giornata Coppa Plus Allievi a 11”. La lezione di vera sportività arriva quindi da un torneo di quindicenni e se non fosse per un arbitro con un alto senso dello sport, sarebbe rimasta solo nella memoria dei presenti.

Le squadre in campo stavano dandoo il massimo fin dal primo tempo. Intorno al 20′, ancora sullo 0-0, Arese ha il possesso palla ed è in area di rigore. L’attaccante numero sette Mattia D.G. punta la porta quando si scontra con un difensore del Bovisio. L’arbitro non fischia il fallo, ma il difensore cade a terra infortunato. L’attaccante è libero di tirare, tuttavia, visto il suo marcatore a terra, calcia la palla ben lontano dalla rete, oltre la linea laterale. Lo stupore in panchina e tra il pubblico è alto e gli applausi non si contano. Arese vincerà 4-1, ma Mattia ha vinto con il suo gesto come il tredicenne Diego, che qualche mese fa rinunciò ad un calcio di rigore non meritato. L’arbitro è rimasto colpito da questo gesto perché, come tanti arbitri che si prestano nel proprio tempo libero ad osservare i ragazzini giocare, è solito vedere ben altri ‘spettacoli’: ricerca individualistica del gesto atletico, insulto verso l’avversario e tifo rumoroso poco corretto. Quello a cui ci ha abituato il calcio delle grandi partite insomma.

Scrive infatti l’arbitro: “‘Sarà stato solo un gesto in controtendenza ai molti episodi negativi che vediamo … ma credo rimarrà per sempre nella mia mente al contrario di altri che vengono presto dimenticati”. A fine partita l’arbitro non ha detto nulla, ma il gesto gli è rimasto impresso e ha voluto darne la giusta eco, perché a prescindere dal motivo che può aver ispirato Mattia, rimane la spontaneità di un gesto buono simbolo di valori positivi dello sport, soprattutto stima e rispetto dell’avversario. La nota è arrivata a Mattia, alla sua squadra e all’allenatore. Forse, grazie a questo arbitro sensibile e attento, per una volta negli spogliatoi un gruppo di ragazzini non ha parlato della  prestazione atletica in campo, che per quanto fenomenale si dimentica presto, ma di un gesto sportivo che ha fatto invece notizia.
 

di Claudia Radente
da Il Sole 24 Ore del 15/4/17

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