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Sì all'uso dei social, ma con consapevolezza

Oltre cento ragazzi sono rimasti ad occhi lucidi e ammutoliti ascoltando la testimonianza di Paolo Picchio, papà di Carolina Picchio, morta suicida a 14 anni dopo essere stata vittima di un atroce caso di cyberbullismo, il primo ad essere stato riconosciuto come tale a seguito di un processo penale a carico di cinque giovani tra i 14 e 16 anni accusati di aver diffuso in rete video della giovane a sfondo sessuale, dopo averla drogata e aver approfittato di lei. Picchio era uno degli ospiti dell’incontro preventivo sul Bullismo proposto ai giovani partecipanti della 1° edizione delle Olimpiadi degli Oratori, e tenuto da Casa Pediatrica della ASST Fatebenefrtatelli Sacco, e associazione Pepita. Al tavolo dei relatori il Professor Dottor Luca Bernardo, Direttore del Dipartimento Materno Infantile degli ospedali Fatebenefratelli e Macedonia Melloni, e Presidente dell’osservatorio nazionale sul bullismo. Con lui la Dottoressa Psicologa Francesca Maisano, il Comandante dei Carabinieri Coletti a capo della sezione investigativa sul Cyberbullismo, Ivano Zoppi di Pepita, e come detto Paolo Picchio, le cui parole hanno fatto breccia nella platea di giovanissimi spettatori. “Usate pure gli smartphone, ma siate consapevoli di cosa fate, tornate a parlarvi, tornate a comunicare davvero, parlate con adulti di riferimento, parlatene con i vostri coetanei” Lo ripetono tutti questo messaggio dal banco dei relatori, e la cosa che riecheggia alla fine, è la frase lasciata a memoria da Carolina Picchio, che non ha resistito alla diffusione virale di quel video e agli insulti ricevuti in seguito: “Le parole fanno più male delle botte”.

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