CSI - Centro Sportivo Italiano - Comitato di Milano

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Quando tuo figlio torna a casa, chiedigli: "Ti sei divertito?"

Questo non è un decalogo, ma suggerimenti che speriamo aiutino a riflettere


Cari mamme e papà,

quando vostro figlio torna a casa dopo la partita cambiate la domanda. Non chiedetegli subito “Hai vinto?”, chiedetegli invece: “Com’è andata? Ti sei divertito?”

Quando scegliete la società sportiva per vostro figlio non guardate se è gemellata a questa o quella società sportiva di vertice; non fatevi incantare dall’illusione di fare di vostro figlio un campione. Guardate invece il progetto educativo della società sportiva. Chiedete di incontrare l’allenatore e il dirigente della squadra e provate a capire se sono persone che vorranno bene al vostro ragazzo.

Quando scegliete lo sport di vostro figlio non scegliete voi per lui. Lasciatelo libero di fare lo sport che gli piace. Lasciatelo libero di cambiare e provare tanti sport se gli va di farlo.

Quando vedete vostro figlio giocare non date sfogo alla vostra illusione di vedere in lui il campione che non siete diventati voi. Lasciatelo libero di giocare, di divertirsi, di sbagliare...

Quando siete fuori dal campo a vedere la partita non fatevi prendere da una sorta di “trance sportiva” che vi porta a fare cose di cui poi vi vergognerete  trasformandovi in tifosi da stadio. Fate vedere a vostro figlio chi siete! Fategli trovare in tribuna un papà e una mamma che sorridono, che fanno il tifo per tutta la squadra, che applaudono gli avversari, che non criticano l’arbitro se sbaglia, che fanno festa che si vinca o che si perda.

Lui non dirà nulla ma sarà felice ed orgoglioso di voi. Dentro di se dirà “guarda la mia mamma e il mio papà come sono bravi”.

Pensate invece alla sua delusione, alla sua tristezza, al suo disagio nel vedere suo papà o sua mamma arrabbiati in tribuna...

Quando l’allenatore fa giocare poco vostro figlio non criticatelo... fidatevi di lui... è il modo migliore per fare il bene del vostro ragazzo.

Quando tornate a casa in macchina dopo una partita persa, mettete la musica a palla e cantate a squarciagola con vostro figlio. Non passate tutto il tragitto a ripensare alla partita dicendogli magari: “dovevi fare questo, dovevi fare quello... oppure, il tuo mister non capisce nulla, ha sbagliato i cambi”.

Quando avete tanti impegni nel weekend tra supermercato e mille faccende da sbrigare, non dimenticate di trovare il tempo per andare a vedere la partita di vostro figlio. Se non ci sarete lui si accorgerà di quel vuoto in tribuna. Non dirà nulla, ma sentirà una tristezza nel cuore.

Quando fate le torte preparatene sempre una in più per i ragazzi della squadra di vostro figlio da tirare fuori nello spogliatoio.

Questo non è un decalogo, sono semplicemente suggerimenti che speriamo aiutino a riflettere.

I ragazzi sanno gestire molto bene vittoria e sconfitta. Il figlio di Damiano Tommasi, tornando a casa da una partita, ha detto a suo papà: “oggi é andata bene. Abbiamo vinto 1-0 per gli altri”. I ragazzi sanno dare il giusto peso alle cose. Magari si arrabbiano se perdono o se restano in panchina. Ma un’ora dopo hanno dimenticato tutto e sono pronti a sorridere alla vita (magari avendo imparato qualche lezione).

Sono gli adulti che spesso trasferiscono tensione infinita nel prima, durante e dopo una partita.

Dobbiamo ammetterlo. Siamo noi adulti ad essere fatti così. Dobbiamo guardarci allo specchio. Dobbiamo promettere a noi stessi di non essere mai quello che in fondo non vorremmo essere: elementi di disturbo nella gioia di giocare dei ragazzi.
 

Massimo Achini

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