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Perchè cercate tra i morti colui che è vivo?

25 marzo

Nel periodo in cui le giornate diventano sempre più lunghe e rubano tempi sempre maggiori al buio notturno, mentre la primavera ci circonda dei suoi colori e ci allieta con i suoi profumi accarezzandoci con i primi tepori, i cristiani si preparano a cantare nuovamente l’Alleluja, dopo il lungo silenzio quaresimale, all’annuale ritorno della Pasqua.
Non sempre però il canto che esprime la gioia per la risurrezione di Cristo risulta essere così spontaneo e lieto.
Talvolta capita che sia un po’ stonato, oppure molto flebile. Altre volte rischia persino di rimanere muto nei nostri cuori. Succede così quando non riusciamo a fare esperienza diretta e personale della risurrezione di Gesù. Sappiamo che Cristo è risorto, lo crediamo convintamente, ma nonostante tutto facciamo fatica a sperimentare nella nostra vita questo evento, a vivere da risorti. Così forse ci possono aiutare le parole che nel racconto di Luca i due uomini in vesti sfolgoranti rivolgono alle donne: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,5). La nostra fatica nell’incontro con il Risorto è forse dovuta anzitutto a questo, al fatto che lo cerchiamo dove non possiamo trovarlo.
Lo cerchiamo nei sepolcri delle nostre sicurezze e delle nostre abitudini, pensando che Dio non possa far altro che rimanere chiuso in esse.
E invece il nostro è un Dio che non si fa rinchiudere nei nostri piccoli pensieri e nei nostri desideri mediocri.
Il nostro è un Dio che sconfina, che va oltre le nostre attese di egoistica tranquillità, rotolando le pesanti pietre dei nostri peccati.
Il Signore risorto non si trova tra i morti, ma in mezzo ai viventi, perché egli è il Vivente. È colui che da la vita ed è venuto perché noi possiamo avere l’abbondanza della vita. In questa vita si manifesta, nascondendosi e svelandosi al contempo.
Per questo vogliamo imparare sempre più e sempre meglio a cercare i segni della presenza di Gesù risorto nella vita buona del Vangelo di molti fratelli e molte sorelle e forse, persino almeno un po’ anche nella nostra.
Egli vive certamente in mezzo a noi, ma anche in noi.
Per questo non possiamo che vivere da risorti, nella fiduciosa certezza che i germi fecondi di questa risurrezione sono stati posti nel cuore di ogni uomo.
Solo così potremo tornare a cantare l’Alleluja, a piena voce e con gioiosa convinzione. E allora sì, allora sarà davvero Pasqua.

Samuele Marelli

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