Un viaggio in Ucraina difficile da raccontare
19 aprile 2022

Quello che, come CSI per il Mondo, ci ha portato a Leopoli è un viaggio difficile da raccontare.
Abbiamo incontrato e abbracciato volti e sguardi della guerra. Quella guerra tristemente, follemente, drammaticamente vera e reale.
I volti di mamme disorientate che prendono un treno da Kiev per scappare da zone di conflitto ed arrivano a Krasiczyn, al confine ma in territorio polacco. Da lì non sanno dove andare e cercano un altro treno, quasi a caso, che le porti in qualche parte d’Europa dove hanno qualche amico o parente. Bene, in quella stazione di questa piccola città polacca, ci improvvisiamo “animatori di strada” insieme ai City Angels (ci siamo aggregati a loro nel viaggio in Ucraina) facendo giocare i bambini mentre le mamme sfinite riposano qualche ora sulle panchine della stazione. Offriamo the caldi a chi scende dal treno, oppure aiutiamo i più anziani a portare i bagagli.
I volti di persone come Lilli, sposata con un italiano e residente da decenni in Italia, che è corsa “controcorrente” in Ucraina per aiutare suo papà ricoverato in ospedale e che non riusciva più ad uscire dal Paese. Dopo un viaggio della speranza di più di mille kilometri l’abbiamo recuperata a Leopoli e riportata a casa. Impossibile dimenticare il suo sguardo.
I volti dei bambini che piangevano disperatamente il loro papà, morto in guerra poco più che ventenne. I volti sorridenti dei bambini ospiti di centri di accoglienza dopo aver tirato fuori un pallone e dopo che tutto “magicamente” di fronte a quel pallone era tornato normale.

I nostri volti “tesi e stanchi” alla frontiera dopo 6 ore di controlli e tanta incertezza su cosa sarebbe accaduto.
I volti di persone incontrate per strada e per caso. Volti disorientati, travolti da una guerra che ha sconvolto dalla sera alla mattina la vita, che guardano al futuro con paura e con speranza.
I volti delle persone con cui abbiamo condiviso questo viaggio: i City Angels, persone meravigliose provenienti da varie parti d’Italia, capitanati dal loro presidente Mario Furlan. Un americano di Miami che si è unito a noi strada facendo e che è venuto sino a qui per “dare una mano”. Un boliviano che vive a Bergamo e che fa parte dei City Angels ci ha invitato in Bolivia come CSI per il Mondo.
Adolfo, il più giovane del gruppo con i suoi 82 anni, che si è aggregato con l’entusiasmo di un ragazzino e l’esperienza di chi nella vita ha guidato aziende davvero importanti.
La domanda è sempre la stessa. Ma cosa può fare un pallone in un contesto così? É un intruso inappropriato? Ha senso pensare di porter nel nostro piccolo dare una mano? La riposta arriva da Padre Ihor che fisicamente sembra un po’ l’ex arbitro Collina ma che ha un cuore che pompa saggezza e speranza: “Tornate a casa e dite alle vostre società sportive di pensarci. Con calma, con prudenza, preparando per bene le cose… ma una carovana dello sport che arriva fin qui sarebbe segno di gioia e di speranza”.
Salutandoci alle porte della città Padre Ihor ci ha detto: “Qui la gente muore per la guerra, ma i bambini continuano a nascere”.
È la forza della vita. È quella forza che muove la speranza che c’è in ciascuno di noi.
Pensare ad una carovana dello sport è un po’ una follia. E infatti ci stiamo già pensando.
Massimo Achini