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Intervista a Don Stefano Guidi

FOM: il tema dell'anno è "Oratorio e Sport"

Ci sono 900 oratori attivi nella diocesi di Milano, di cui 678 hanno una società sportiva. Se si parte da questo dato di fatto, è facile comprendere l’impatto educativo che potrebbe avere un forte dialogo tra le due parti: la comunità oratoriana da un lato e le società sportive dall’altro.

Come farlo è esattamente ciò su cui, da tempo, la Fondazione Oratori Milanesi sta ragionando e costruendo una strategia, in sinergia con il CSI Milano. Negli ultimi 15 anni si è lavorato molto a riguardo, ma questa stagione sportiva 2025/2026 segna un passo importante per la FOM, che ha deciso di deliberare come tema dell’anno proprio il rapporto tra oratorio e sport. Abbiamo sentito Don Stefano Guidi, direttore della FOM, per farci spiegare questa scelta e lo sguardo che sta dietro.

«Non si è certo stati fermi in questi anni, ma si è lavorato con costanza e con pensiero su questa relazione – ha spiegato-. Penso solo alle Olimpiadi degli Oratori, alle attività sportive portate dal CSI negli oratori estivi, ai progetti formativi, alla cogestione di Acquatica con il CSI. Adesso abbiamo deciso di fermarci per un focus importante, per rafforzare la collaborazione progettuale che gli oratori e le società sportive possono costruire sfruttando proprio le potenzialità educative dello sport. Ne parleremo ufficialmente, facendo sintesi di tutte le esperienze che abbiamo messo a disposizione in questi anni».

Don Stefano ha uno sguardo lucido sullo stato delle cose all’interno degli oratori e, andando per semplificazione, rintraccia cinque situazioni ricorrenti (tra le tante) tra le mura oratoriane:
- oratori e società sportive che condividono la medesima intenzione educativa;
- oratori che non riconoscono alla società sportiva la stessa intenzione educativa;
- oratori a cui non interessa proporre l’attività sportiva;
- società sportive che – tendenzialmente ignorate dall’oratorio – sviluppano una propria proposta educativa;
- società sportive per cui l’oratorio è funzionale all’utilizzo degli impianti.

«Ovviamente è una ricostruzione sommaria che va presa come uno sguardo generico, seppur consapevole e credibile – continua –. Rimane una domanda fondamentale: come mettere davvero in relazione soggetti che vivono situazioni così diverse all’interno delle parrocchie e degli oratori?
Dobbiamo impegnarci a cercare uno strumento adatto per rimettere in dialogo le realtà sportive e i preti, anche perché, se è vero che esiste una mancanza di comunicazione, è altrettanto vero che non è dovuta a un pregiudizio o a un’incompatibilità reale, ma solo a una mancanza di occasioni positive per rimettersi a confronto, conoscersi e riconoscersi meglio
».

Dunque, sport e oratorio possono e devono mettersi al servizio l’uno dell’altro, unendo le proprie peculiarità per rafforzare entrambe le proposte educative. Un esempio concreto di come possa esserci un mutuo aiuto lo si ha se si pensa a come l’attività sportiva abbia spesso “salvato” gli oratori dalla chiusura, garantendo momenti di condivisione, arrivo di giovani e vitalità negli spazi della parrocchia. «Lo sport ha una funzione di grande potenziamento della proposta oratoriana: offre un servizio che consente alla struttura di restare aperta più tempo e di confermare il suo essere luogo di incontro per le famiglie, i ragazzi e le ragazze – spiega don Stefano –. Va detto anche che il territorio della nostra diocesi è davvero vario e abbraccia, dalle montagne alla pianura, paesi e città completamente differenti. Il CSI Milano ha al suo interno la metropoli e la Brianza. Se a Milano non è così, fuori città l’oratorio è spesso una delle pochissime alternative educative e di condivisione. In questo quadro, la sinergia con l’attività sportiva diventa un completamento della proposta aggregativa».

Il rapporto è biunivoco, ed è innegabile quanto gli oratori siano stati, sin dalla notte dei tempi, lungimiranti e di grande visione nell’offrire spazi per lo sport e il gioco ai giovani. Nella vita di ogni grande campione c’è il ricordo di un campetto e di una palestra in oratorio. Nel concreto, quindi, l’oratorio ha dato e continua a dare tantissimo allo sport di base, concedendo spazi laddove spesso mancano. Ma non è solo questo il supporto grande:
«L’Arcivescovo ha trovato un’espressione perfetta quando ha definito lo sport un bene comune. Tutti devono poterlo praticare, tutti devono prendersene cura, tutti devono farlo crescere. In questa visione, accogliendo l’attività sportiva, l’oratorio la integra con la sua esperienza educativa, con le sue relazioni sul territorio, con la sua presenza nell’essere esempio di una visione alta dell’uomo, dove ogni persona non è prestazione e risultato ma anche interiorità e crescita. Lo sport allena anche a questo: alla volontà, all’accettazione dello sbaglio, al rispetto degli altri». Così spiega il direttore della FOM lo scambio reciproco tra due soggetti la cui alleanza è così preziosa per i giovani.

«Ma c’è una cosa fondamentale in cui lo sport eccelle e può fare la differenza – conclude don Stefano Guidi –: lo sport non produce, non è merce di scambio, non è cosa che si vende o si compra, non è consumo e quindi resta fuori dalle dinamiche di una società che monetizza qualsiasi cosa e confonde prezzo e valore. Lo sport porta su un piano diverso la partecipazione e quindi restituisce ai ragazzi e alle ragazze uno spazio differente, un luogo di gratuità, dove l’energia è incanalata nello stare insieme e nel condividere. E in cosa potrebbe collimare di più il servizio dell’oratorio?»

Ma supponendo che, domattina, don Stefano Guidi, alzandosi, trovasse il mondo dei suoi desideri, cosa troverebbe? «Troverei, finalmente, seduti allo stesso tavolo tutti coloro che fanno vivere la vita dell’oratorio insieme ai responsabili delle società sportive. Li troverei insieme ad accompagnare i ragazzi nella loro crescita, progettando insieme, riconoscendosi presenza fondamentale per aiutare i giovani a crescere nel bene e in una comunità di adulti responsabili».

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