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Il pugile del Duce: la storia di Leone Jacovacci

Dal 21 marzo al cinema

Il pugile del Duce racconta la storia incredibile, sepolta e riscoperta dalla polvere degli archivi, di Leone Jacovacci: un pugile tecnicamente perfetto, agile, intelligente e potente. Leone parlava perfettamente quattro lingue, cinque col romanesco. Era italiano e forse anche fascista. Sicuramente non antifascista. La sera del 24 giugno 1928, allo stadio Nazionale di Roma, davanti a quasi 40.000 spettatori e in collegamento radio con le città d'Italia, Leone Jacovacci si laureava campione europeo dei pesi medi. Beniamino del pubblico internazionale in un periodo in cui il pugilato era lo sport per eccellenza, aveva un solo problema: era un italiano nero. Metà italiano e metà congolese. Prima dell'incontro per il titolo europeo, aveva impiegato quattro lunghi anni per poter accedere al titolo di ‘italiano’ (in un match continuo tra giornali, uffici, politica, burocrazia). Dopo l'incontro, il Duce lo fece cancellare dalla storia d'Italia (il filmato originale dell'incontro - su cui ruota parte del documentario – venne addirittura manomesso) e inventò il ‘bianco’ Carnera. Arriva oggi la vittoria di Leone grazie al suo biografo Mauro Valeri, uno dei massimi esperti di razzismo in Italia, che in questo caso si è trovato a indossare i propri panni privati, quelli di un padre bianco che ha sconfitto l'oblio della censura fascista per amore del proprio figlio meticcio. Al cinema dal 21 marzo


COSA DICE LA CRITICA DI "IL PUGILE DEL DUCE":

Lavorando sui materiali di repertorio disponibili, sugli archivi della famiglia del protagonista, e sulla biografia scritta da Mauro Valeri, il regista Tony Saccucci racconta una storia incredibile e a suo modo bellissima: quella di Leone Jacovacci, straordinario pugile di calibro internazionale che, dopo aver vinto proprio il titolo europeo dei pesi medi contro un altro boxeur italiano in un incontro seguitissimo, vide la sua carriera affossarsi e finire nell'oblio invece che decollare. Perché, nell'Italia fascista di quegli anni, Leone Jacovacci era un italiano scomodo, un campione non desiderato: aveva infatti la pelle nera. Un film che restituisce alla memoria collettiva una storia ingiustamente e drasticamente rimossa, e che aiuta a capire i tratti caratteristici del razzismo italiano per poterli comprendere e superare.
(Federico Gironi)

 

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