CSI - Centro Sportivo Italiano - Comitato di Milano

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Sulle palestre scolastiche resta un grande caos

Noi continuiamo ad esserci, a fare pressing, a non mollare sul problema

Raccontiamo una storia vera.
Società sportiva OSBER. Siamo in Comasina. Quartiere non semplice a nord di Milano. Si tratta di una società sportiva composta unicamente da volontari, con circa 300 atleti per metà minorenni che ha l'obiettivo di favorire l'integrazione e la coesione sociale attraverso lo sport .
Il 9 agosto gli viene comunicato che l’istituto Lagrange non avrebbe più concesso in utilizzo a nessuna associazione esterna la palestra. Per l’OSBER questo significa una sola cosa. Smontare alcune squadre e lasciare a casa ragazzi e ragazze. Il motivo é questo. Siccome una società sportiva che utilizzava la palestra per poche ore si é comportata male e ha rovinato qualche spazio, l’istituto ha deciso di “buttare fuori” tutti non concedendo più la palestra a nessuna realtà esterna. Anche a quelle, come l’OSBER, che si sono sempre comportate benissimo e che non c’entrano nulla con quanto accaduto.
Il 9 agosto, infatti, é troppo tardi per trovare un “buco libero” da qualche altra parte. Il presidente Andrea Giacomel è un tipo che non si arrende facilmente e inizia un pressing infinito sulla dirigente scolastica, gli uffici del municipio di zona 9, gli uffici del comune di Milano, i giornali locali.
É notizia di ieri che la vicenda ha un lieto fine perché all’OSBER è stata concessa la possibilità di utilizzare la palestra. In altre parole alla fine l’istituto Lagrange ha cambiato idea.
Ma il problema di fondo dell’utilizzo delle palestre scolastiche resta ed é grande come una casa:
- non esiste un'anagrafe o database che indichi quali palestre sono occupate e in quali orari: il Comune, il Municipio di zona e la Città Metropolitana in questo periodo  dell'anno non ne hanno idea, lo sapranno più avanti quando le scuole comunicheranno gli spazi occupati e gli eventuali spazi liberi;
- alla fine del mese di maggio le scuole non accettano più domande di richiesta di spazi palestra: questo anche quando le palestre sono vuote dicendo che i termini di presentazione della domanda sono scaduti e non possono più accettare richieste;
- per timore di rimanere "scoperti” e di fare entrare altri soggetti nel loro "territorio” molte Associazioni tendono, in fase di richiesta, ad accaparrarsi tutti gli spazi disponibili per poi non confermare a settembre quelli in eccesso; il tutto in modo perfettamente legale e senza pagare penali ma creando un danno sostanziale alla comunità. Addirittura alcune sub affittano a chi vogliono anche se non sarebbe possibile
- i dirigenti scolastici sono piuttosto restii a concedere le palestre per timore delle rimostranze degli ausiliari tecnici (bidelli) sugli straordinari;
- esistono precise indicazioni di legge sull'occupazione degli spazi scolastici (Buona scuola) in orario extrascolastico ma in nome dell'autonomia scolastica tutto viene annullato o, per meglio dire, lasciato al buon cuore dell'Istituto anche se le istituzioni di qualunque ispirazione politica spingono per il pieno utilizzo.
Ci sentiamo un po’ in colpa. Continuiamo a far presente il problema in tutte le sedi possibili (dal Coni, agli assessorati...) ma non se ne viene a capo. Non c’è verso di arrivare al pieno utilizzo delle ore delle palestre scolastiche. Restano sul tappeto ore “vuote” che sono un vero delitto educativo. Non c è verso nemmeno di arrivare a criteri chiari, trasparenti e condivisi in base ai quali, di fronte a una stessa richiesta, quelle ore vengono assegnate alla società sportiva A piuttosto che alla società sportiva B.
Sia chiaro, casi virtuosi di Istituti e dirigenti scolastici che fanno le cose per bene e valorizzano le società sportive del territorio, ce ne sono e ce ne sono eccome. Ma non si riesce ad arrivare ad un’azione di sistema per cui questo accada in tutte le scuole del territorio.
Noi continuiamoo ad esserci, a fare pressing, a non mollare sul problema... a farci portavoce delle società sportive in ogni ambito ed occasione. Sapendo che purtroppo sembra proprio una vicenda infinita.

Massimo Achini

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